In tutto il mondo c’è un aumento nella diffusione dell’obesità all’interno delle fasce adolescenza e infanzia. Tutti pensiamo subito agli USA, alla vita sedentaria e ad un’alimentazione fatta di fast food, confezioni famiglia di patatine e bicchieri di soda extra large.
Attenzione però a non puntare il dito solo oltreoceano. L’Italia, purtroppo, è in Europa lo stato con la maggiore percentuale di obesità infantile e in alcune regioni si arriva fino al 35% della popolazione totale in condizione di forte sovrappeso.
Giusto per metterla giù ancora più brutta, ecco il dato che a me ha colpito più di tutti. Lancet, Una famosa piattaforma di ricerche e pubblicazioni scientifiche, ha riportato una serie di dati potenti a dimostrazione del fatto che negli ultimi 25 anni c’è stato un aumento del 125% (no, non mi sono sbagliata a scrivere, è proprio 125%) dell’obesità tra i ragazzini.
Il punto non è solo di avere kg extra in una fase di crescita, ma tutte le problematiche fisiche e psicologiche che rischiano di diventare croniche e determinare il futuro di questi ragazzi. Mia nonna diceva sempre che la ciccia in più da bambini si sarebbe ridistribuita poi, crescendo in altezza. A parte che io non cresco in altezza dai tempi delle medie, ma quando il peso è molto alto, ne hanno da crescere sti ragazzini!
Basti pensare che una persona obesa rischia di ammalarsi 5 volte più di frequente. Già in adolescenza si possono presentare quelle che fino a poco tempo fa, nell’immaginario di tutti, erano patologie degli over 65 (diabete, ipertensione, patologie cardiache e apnee notturne). Le conseguenze a medio termine di queste problematiche, quando già sviluppate in giovane età, possono essere insufficienza renale, infarto e tumori.
Gli effetti a livello psicologico, sono allo stesso modo complessi e segnanti, legati al bullismo, alle prese in giro e alla stigmatizzazione. Depressione, difficoltà nella gestione delle emozioni, manifestazioni di aggressività e l’autostima minata da un corpo ingombrante. Non sono problemi da poco e lasciano cicatrici per tutta la vita.
Quali sono le cause di questo aumento di casi? Proprio in Italia che è la patria della dieta mediterranea.
E’ cambiato il rapporto che abbiamo con il cibo, soprattutto per gli adolescenti. Durante la pandemia di Covid-19, ad esempio, i ragazzi hanno visto nel junk food una valvola di sfogo e un modo conveniente e sempre a disposizione di gestire emozioni e frustrazioni, che ormai si prolungano da un anno.
Il cibo è cambiato! Processato e disegnato a tavolino dalle industrie alimentari, per creare dipendenza e invogliare a comperarlo. Ha modificato il gusto, favorendo alimenti ricchi di sale e di grassi, ma impacchettati in modo tale da promettere salute e genuinità. Occhio alle etichette, lascio qui il link alla Rivista di marzo della condotta Slow Food della Valle dell’Adige e Alto Garda , c’è un articolo interessante sulle nuove etichette nutrizionali, è importante imparare a leggerle e pretendere che ci sia più trasparenza da parte delle industrie alimentari.
Le famiglie sono cambiate! Si cucina meno, si acquistano cibi già pronti, apparentemente più economici, ma decisamente meno nutrienti e sazianti o si ordina spesso cibo da asporto. Si utilizza di più la macchina, si fa meno sport e in questo momento si resta davanti ad uno schermo tutto il giorno (anche più della 4 ore di media, che si registravano prima della pandemia).
La società è cambiata! Il fenomeno del fat shaming e il solo fatto che esistono i social è già parecchia roba. Ma di questo parlo un’altra volta o il post diventa un libro.
Assicuro che non mi son svegliata con il piede sbagliato, penso solo che ci sia bisogno di prendere coscienza del problema e provare ad affrontarlo muovendosi sui vari fronti. Iniziando a parlare di educazione alimentare, coinvolgendo anche gli psicologi e non solo i nutrizionisti, lavorando sulla prevenzione di un approccio body positive seriamente. Io da parte mia cerco di fare la mia parte, e se con i dati riportati sopra ho acceso qualche lampadina mi reputo soddisfatta.
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